A Pasqua all’Ascréa

Negli anni 30, quando la Grande Guerra era passata ma il ricordo era ancora vivo negli occhi di molti, quando nessuno poteva immaginare che di li a poco sarebbe arrivata una tragedia che avrebbe lasciato una ferita ancora più grande nella Storia, gli ascreani vivevano il periodo di pace nella quotidianità della vita contadina di allora.

Quando arrivava la Pasqua, la festa più sentita dell’anno da tutti, come la tradizione cristiana vuole, le donne di Ascrea si mettevano ai fornelli (rigorosamente alimentati con la brace dal focolare allora) perché quelli erano gli unici giorni in cui si cucinava più de solito. Tra le prelibatezze vi erano le fettuccine con i ritagli di pollo, qualche pollo arrosto, l’agnello, qualcuno faceva anche un po’ di frittura, qualche ciambellone…

Ai più piccoli venivano fatti dei “giocattoli” con l’impasto del pane: alle femmine la “palommella” o la “pupazza” ela “borsetta” rigorosamente con l’uovo in mezzo, “incastrato” nella pasta, e ai maschi il “fucile”, sempre di pasta di pane, che però non aveva nulla a che vedere con la forma del fucile che intendiamo oggi ma anch’esso assomigliava di più ad una borsa.

I bimbi all’epoca mostravano fieramente questi doni pasquali delle loro madri e capitava che qualche maschietto dispettoso rompeva la testa della “preziosa bamboletta” delle femminucce e li partivano le grida: “ ME LLÀ ROTTA!!!” e si correva piangendo a casa come solo i bambini sanno fare.

Durante la settimana Santa, quando le campane erano “legate” che non potevano essere suonate, i ragazzotti di Ascrea passavano per le vie del paese con la “Raganella”, strumento di legno che emetteva un suono simile al gracidare delle rane, urlando: “a messa, a messa che sóno na vota… a messa, a messa che sono ddu vote… a messa, a messa che sono tre vote…” per avvisare la popolazione del prossimo inizio della celebrazione in Chiesa.

Il Sabato Santo a mezzogiorno venivano “sciolte” le campane e si entrava a pieno titolo nella celebrazioni della Pasqua.

Il giorno di Pasqua si inziava dalla tradizionale (ancora oggi) colazione pasquale in cui si mangiavano uova sode, insaccati di maiale (…) per poi procedere a quello che sarebbe stato uno dei pranzi più “ricchi” dell’anno.

Nel giorno del Lunedì di Pasqua, la “Pasquetta”, si andava a fare le scampagnate in comitiva e ci si recava nei terreni vicino all’attuale bivio di Ascrea o quelli oggi sommersi dal lago a mangiare e festeggiare in compagnia tra ragazzi. Questo avvenimento era cosi sentito che anche durante la seconda guerra mondiale, precisamente nel 1943, i ragazzi di Ascrea, contrariamente alle raccomandazioni di regime che impedivano gli assembramenti (per ragioni che evidentemente nulla avevano a che fare con quelle che ci tengono oggi a casa oggi), di ritorno verso il paese vennero mitragliati dagli “apparecchi” in volo sulla Valle del Turano.

Nessuno venne ferito ma tanto bastò per far preoccupare le mamme ascreane che, all’udire gli spari, si precipitarono di corsa verso i campi sapendo della scampagnata dei figli; un altro capitolo che per fortuna finì bene.

Buona Pasqua a Tutti!

Racconto tratto da diverse testimonianze di anziani di Ascrea.