Ascrea e gli ascreani nel cuore da sempre
Due giovani scendono al bivio per Ascrea dalla corriera che proviene da Carsoli, sulla strada che costeggia il lago; un uomo e una giovane donna si guardano come per darsi coraggio e si incamminano su per la strada sterrata, con valigie e bagagli.
Iniziava l’estate del 1956.
Lei, Caterina, a ventitré anni è in attesa del primo figlio, lui, mio padre Paolo Pilia, un giovane Carabiniere, è stato trasferito dalla Sardegna in un paesino degli Appennini di cui non conosceva l’esistenza.
Arrivano su in paese stanchi ma felici per la meta raggiunta. Hanno affittato la casa del prete, quella accanto alla bella fontana al centro del paese, ma vi rimangono pochi giorni, perché la casa è poco accogliente per una giovane coppia.
Una famiglia che vive lì accanto, venuta a sapere del problema, si offre di affittare una parte della loro casa al Carabiniere, che accetta subito. I figli della padrona di casa si offrono anche per rifare il trasloco delle poche cose, una camera da letto, un tavolo, delle sedie e una cucina economica.
Inizia un sogno.
Con la famiglia della padrona di casa e di suo marito inizia subito un rapporto di amicizia tale da non essere cancellato neanche dopo 65 anni.
Caterina avrà una figlia, Angela, che nascerà però in Sardegna; dopo un anno nasco io, Roberto, nasco ad Ascrea, con un parto difficilissimo che solo la bravura dell’ostetrica di Castel di Tora riesce a portare a termine. Quella signora dopo il parto rimase a dormire a casa, mandando via il marito che l’aveva accompagnata, perché qualcosa non la tranquillizzava: mia madre ebbe un’emorragia importantissima e solo la bravura e l’esperienza dell’ostetrica le salvarono la vita.
Nasce così il rapporto della mia famiglia con Ascrea, con Nonna Anna e Nonno Vincenzo Spaziani, con tutta la loro grande e bellissima famiglia, Angelo, Francesco, Carlino, Marina, Laura, Fausta, zio Erminio.
Alla famiglia Spaziani ci aggiungiamo noi, mia madre e i suoi figli con mio padre.
Viviamo con loro per 5 anni una quotidiana vita famigliare. Così mia madre diventa una nuova figlia per Nonna Anna e per Nonno Vincenzo, da loro riceve un affetto che solo dei veri genitori potrebbero donare e noi diventiamo i primi nipoti sia pur d’adozione.
Mia madre, oggi ha 87 anni, ricorda quegli anni come i più belli della sua vita e porta ancora nel cuore ogni singolo istante vissuto ad Ascrea, con tutti gli Ascreani di allora.
Per una ragazza Sarda che lasciò l’isola in quegli anni niente sarà più bello e importante dell’amore ricevuto ad Ascrea, della vita in quella comunità dove ci siamo sempre sentiti a casa, forse più che nella terra d’origine.
Ecco, è per l’amore ricevuto da mia madre e mio padre, in un momento particolare della loro vita, quello degli inizi della vita matrimoniale e la nascita dei due figli, per l’affetto ricevuto da tutti i componenti della famiglia Spaziani, con la quale esiste ancora un rapporto strettissimo, di profondo amore famigliare, che io sono riconoscente ad Ascrea.
Oltre a esserci nato e sentirmi Ascreano d’elezione, considero il dono fatto a mia madre a alla mia famiglia un debito d’onore verso Ascrea e la sua comunità, un debito che non potrò mai ripagare e forse non voglio proprio farlo per sentirmi sempre e per sempre legato al paese che mi ha visto nascere.
Siamo andati via nel 1961, ma per tanti anni siamo tornati nei mesi estivi per assaporare la vita del paese, l’affetto dei suoi abitanti, che in tanti ricordavano mio padre e mia madre, e il grande amore che ci lega a tutta la famiglia Spaziani.
Spero ci si possa rivedere presto.
Ciao Ascrea
Racconto di Roberto Pilia Nieddu