Tutti a j’Ovetu
Ascrea, Estate 1944.
I tedeschi, dopo l’Armistizio dell’8 Settembre 1943, sono in ritirata e la valle è tra il fuoco nemico e degli alleati.
Gli “apparecchi” americani sorvolavano i nostri paesi ogni giorno, alla ricerca degli accampamenti degli invasori.
I giovani ascreani si erano rifugiati tra i boschi dell’Obito, i ragazzi per paura che venissero catturati dai terribili invasori in ritirata, le ragazze per paura di violenze nei loro confronti.
Con loro, per via della fretta nell’evacuazione del paese, hanno portato poche cose: qualche bene di prima necessità, come si direbbe oggi, e qualche oggetto caro, con la paura che i soldati avrebbero fatto razzi delle abitazioni del paese.
Da giorni ormai vivevano in accampamenti rimediati alla meglio, protetti dalle folte chiome dei nostri castagneti.
Un giorno venne un forte temporale estivo e il fango che veniva giù dalla montagna infradiciò tutti i ragazzi al riparo nelle “capanne” che avevano messo su.
Tra loro c’era una giovane neo-sposa, Trieste, che aveva portato tra i boschi il “corredo” che le era stato dato in dono in occasione delle nozze. Con l’acqua e il fango, le nuove lenzuola bianche si macchiarono e Trieste, temendo che il suo “prezioso” regalo di nozze si rovinasse irrimediabilmente, decise di stenderle in un prato li vicino, per far si che si asciugassero e che il suo corredo fosse salvo.
Così iniziò, con l’aiuto delle sue amiche, a stendere le lenzuola sul prato in una bella giornata di sole, di quelle che arrivano “dopo la tempesta”.
Dopo poco i ragazzi accampati iniziarono a sentire forti rumori sempre più vicini, era il rombo inconfondibile degli aerei , da cui si erano guardati bene i giorni precedenti.
Erano gli americani che dall’alto avevano visto le lenzuola stese in aperta montagna e credevano ci fosse un accampamento tedesco al riparo. Dapprima uno, poi due, il rumore si faceva sempre più forte e tra i ragazzi iniziava a crescere la preoccupazione.
Ad un tratto a Peppe, tra i più grandi del gruppo, venne un idea e cercando di calmare i ragazzi che, temendo un bombardamento di li a poco, stavano per cedere alla disperazione, rivolgendosi al gruppo Esclamò: usciamo tutti allo scoperto, sventoliamo le lenzuola, capiranno che siamo civili e non ci faranno niente.
Tra l’incredulità di tutti, non avendo tuttavia altra soluzione, uscirono correndo sul prato e iniziarono a sventolare il bianco corredo steso al sole.
A quel punto, dall’alto, gli “apparecchi” alleati videro il gruppo di ragazzi che sventolava le “bandiere d’occasione” e cercava di farsi vedere, ciò che dall’alto non poteva vedersi era il terrore negli occhi di tutti.
Ad un tratto gli aerei si allontanarono per non tornare più sopra le loro teste e I ragazzi passarono il resto della giornata a festeggiare il pericolo scampato.
Racconto di Anna Baldassarri.