STORIA

Il nostro piccolo borgo ha radici molto antiche che si perdono nei secoli scorsi. Purtroppo gli scritti riguardo alla storia del passato non ci aiutano e quindi ricostruire un percorso storico non è una impresa facile. Abbiamo comunque provato a farlo provando ad ordinare le informazioni che abbiamo suddividendole per secoli.

1200 – Alcune delle prime notizie che abbiamo sul nostro borgo risalgono alla seconda metà del XIII secolo, cosa questa che fa supporre una fondazione avvenuta nei primi decenni del secolo da parte dei signori di Collalto. L’obiettivo era quasi sicuramente quello contrastare la frontiera meridionale della signoria territoriale del monastero di S. Salvatore Maggiore, che all’epoca dominava tutta l’area compresa tra il Salto ed il Turano.

Una conferma della esistenza del nostro borgo in questo secolo è data dalla chiesa di S. Nicola, che all’epoca era senza ombra di dubbio il punto di riferimento del centro abitato. Questa Chiesa viene citata per la prima volta nel 1252 e sembrava essere una dipendenza della chiesa di S. Giovanni di Paganico e si trova nei libri contabili del Vescovo di Rieti a cui sembra dovesse una tassa di due corbe di grano e due di spelta ogni fine anno.

Nell’archivio comunale ritroviamo ben documentata la vertenza che la fondazione di Ascrea avviò sulla proprietà di una parte del territorio del castello abbandonato di Mirandella, sito appunto nella signoria di S. Salvatore, ma dal quale molti abitanti erano confluiti nel nuovo insediamento. Nella seconda metà del secolo vennero tenuti due arbitrati per decidere a chi spettasse il territorio di Mirandella ed il verdetto fu quello che tale territorio doveva essere goduto “in commune et pro indiviso” dagli uomini di Ascrea e da quelli di Castelvecchio – oggi Castel di Tora.


1300 – In questo secolo troviamo Ascrea quasi sempre menzionata tra i possedimenti dei Conti Mareri.

1400 – Altra traccia documentata è quella del 1440 con i documenti in cui Antonio e Vannozza di Collalto, autorizzati dal papa Eugenio IV, vendettero i loro diritti su queste terre a Cola Mareri che in questo modo consolidava un dominio esteso su gran parte della zona circostante.

1500 – in dai primi del Cinquecento si ha notizia che il borgo fosse diventato luogo di rifugio e protezione per gruppi di banditi. Sono gli stessi anni in cui il possesso del territorio fu conteso dai Farnese (successivamente sarebbe poi passato ai Soderini ed infine ai Gentili) ma di annotazioni storiche ne ritroviamo ben poche. Una di queste parla di un piccolo centro abitato composto da appena 160 persone (censimento del 1570), ma in pratica di un paese trasformato in un covo di briganti, pronti a depredare gli sfortunati viaggiatori che provenivano da Rieti si spingevano verso il Regno di Napoli, attraversando la Valle del Turano. Sembra che la situazione fosse diventata tanto grave al punto che Pio V nel 1568, per ripristinare la sicurezza nella vallata e per permettere un transito sicuro alle carovane, fu suo malgrado costretto ad ordinare la demolizione della rocca di Ascrea (all’epoca diventata solo un rifugio di banditi e criminali con la complicità di Giovanni Antonio Mareri). 

1600 – Questo rapporto tra Mareri e banditi non fu però stroncato dalle drastiche disposizioni pontificie e la situazione non mutò praticamente di nulla, tanto che, sotto il pontificato di Paolo V, nel 1615 Muzio Mareri fu condannato a morte dal tribunale del governatore di Roma per l’appoggio fornito ai banditi, ed i suoi feudi di Ascrea, Bulgaretta, Marcetelli e Rigatti, furono confiscati. Nel 1623 i Mareri però ne tornarono in possesso attraverso i figli del fratello Cesare, che aveva sposato Eleonora Orsini. Alla fine del XVII secolo alcune quote del feudo passarono poi a Lavinia, figlia naturale di Attilio Mareri.

Va evidenziato che questa condotta di favoreggiamento e protezione nei confronti di gente di malaffare, aveva le sue ripercussioni anche sugli abitanti di Ascrea, al punto che nel 1865 per proteggerli, vennero varate delle norme che regolavano i rapporti fra comunità e signori feudali.

In questo secolo la nostra comunità tornò ad un’estenuante braccio di ferro con il vicino paese di Varco, (dipendente dall’abbazia di San Salvatore Maggiore, al tempo potentissima), per i pascoli di Mirandella, sui quali ovviamente gli ascreani vantavano diritti tramandati dai loro antenati che, come abbiamo detto, provenivano da quel luogo.

1700 – In questo periodo Ascrea contava meno di mille abitanti e la maggior parte di essi erano pastori o agricoltori (soprattutto grano e granoturco), ma sempre in condizioni estremamente difficili per la particolare povertà della terra lavorata. A quel punto gli abitanti erano costretti ad andare a lavorare fuori dal territorio. Non a caso Ascrea risulta uno dei paesi che al tempo forniva il maggior numero di braccia all’emigrazione stagionale verso i latifondi dell’Agro Romano, con guadagni modesti e neanche minimamente commisurati alle durissime condizioni di vita e lavoro.

Nel 1711 Ippolito Mareri riunì le varie quote di terre del territorio, sposando la reatina Colomba Vincenti, dando quindi origine alla famiglia Vincenti Mareri. Da evidenziare che durante la parentesi del dominio francese il comune fu ascritto al dipartimento del Clitunno, cantone di Castelvecchio (1798-1799).

Per Ascrea e per tutta la Valle del Turano, la fine del 700 fu un periodo difficile, contrassegnato dai combattimenti fra le truppe napoleoniche e la coalizione antifrancese per il controllo dello Stato Pontificio. Ovviamente la naturale conseguenza di questo stato di cose fu rappresentato da una serie di  saccheggi che devastarono l’intera zona. Da evidenziare che la strada lungo il Turano venne danneggiata rendendo praticamente impossibile ogni forma di commercio col Regno di Napoli. In questa situazione di miseria molti abitanti provarono a cercare rifugio sulle montagne fra Turano e Salto.

1800 – Nel 1811 Ascrea accolse un distaccamento di gendarmeria francese che doveva vegliare sulla sicurezza delle sue truppe, dislocate nel territorio per fronteggiare le forze antifrancesi. Fu in quel periodo che con il ritorno del governo pontificio, Ascrea fu compresa nella comune di Paganico e nel Governo di Canemorto (l’attuale Orvinio). La successiva unità d’Italia trasformerà poi il paese in comune, comprendente anche le frazioni di Marcetelli, Rigatti e Stipes. A Stipes la chiesa parrocchiale è quella di San Giovanni Battista, anch’essa di antica fondazione, ma rifatta interamente fra il 1832 ed il 1836.

Con la Restaurazione e la riforma del 1816 Ascrea tornò luogo baronale dei Vincenti Mareri, nell’ambito della provincia Sabina, delegazione e distretto di Rieti, sino al 25 ottobre 1816 momento in cui il conte Alessandro Vincenti Mareri e la marchesa Margherita Sparapani Gentili Boccapaduli rinunciarono alla giurisdizione baronale sul luogo. Nei riparti territoriali del 1817 e del 1827 Ascrea compare come comunità dipendente da Castelvecchio (attuale Castel di Tora), nell’ambito del distretto di Rieti, governo di Rocca Sinibalda; nel successivo riparto del 1831 risulta invece un comune autonomo, con le frazioni Stipes e Rigatti, come governo di secondo ordine facente capo a Rocca Sinibalda. Dopo l’annessione al Regno d’Italia, avvenuta nel 1860, il comune entrò a far parte della provincia di Perugia.

1900 – Dal 1923 Ascrea appartenne alla provincia di Roma sino al 1927, allorchè fu incluso nella neoistituita provincia di Rieti. Nel 1968 Ascrea perde la frazione di Rigatti che viene annessa a Varco Sabino e resta con la sola frazione di Stipes.

Nel secolo scorso Ascrea fu fortemente interessata dall’emigrazione correlata alla creazione del lago artificiale del Turano, avvenuta negli anni Trenta. Infatti la scomparsa dei terreni della vallata, sommersi dalle acque del lago, tolse agli abitanti del paese una delle principali fonti di sussistenza. I risarcimenti elargiti dalla società “Terni”, beneficiaria dei lavori, furono assolutamente insufficienti e questa situazione costrinse molti giovani a cercare all’estero o in altre regioni d’Italia delle opportunità per una vita migliore. Il passato di Ascrea è testimoniato da alcune strutture in pietra ancora presenti nel borgo, però il paese mostra uno sviluppo disordinato di case, anziché un disporsi più razionale a formare il perimetro di una fortificazione e questo ovviamente in seguito ai costanti e continui cambiamenti gestionali che l’hanno riguardata.