CALENNEMAJIU

Un altro rituale legato alla tradizione popolare ascreana è quello del Calennemaju (che deriva da quello delle Calende di maggio) che si ripete il 1° maggio di ogni anno ed è vivo soprattutto nella mente degli ultimi vecchi contadini legati alle tradizioni della loro terra.

Il Calendimaggio (da calende di maggio appunto) ha diverse tradizioni e richiami a usi e costumi popolari, da canti a balli, ma generalmente di chiara provenienza pagana. Il comune denominatore è quello di riti allegorici del ritorno alla vita e della rinascita (molti lo fanno risalire addirittura alla festa celtica di Beltane).

Il rituale tramandato è molto semplice: si prende un bicchiere di vino (anticamente si prendeva rigorosamente rosso per il suo valore simbolico) e poi delle noci (mediamente 3) che vengono sbucciate ed immerse nel vino. A quel punto viene recitata una antica formula “San Felippu e Jacu, faccio a calennemajiu, se mòro affonno, sennò ritorno” (San Filippo e San Giacomo, faccio a calende di maggio, se va male affondo, sennò risalgo in superficie).

I 2 Santi hanno un loro specifico ruolo e significato in questo rituale dato che San Filippo è l’apostolo che avrebbe procurato il Pane a Gesù per il miracolo della moltiplicazione dei pani. San Giacomo invece, detto anche Giacomo il Minore, cugino di Gesù è l’apostolo a cui il Cristo appare dopo la risurrezione ed è detto il Giusto proprio per la sua integrità morale e quindi viene invocato nel rituale, come massima acclamazione di giustizia.

Il rituale è chiaramente un rito propiziatorio, per cui se le noci tornano a galla l’anno sarà positivo e fiorente e per la civiltà contadina prospero e ricco di raccolti.